Il
culmine della liturgia è il momento eucaristico. Il culmine
della vita familiare è la comunione profonda tra gli sposi. A
cosa rimanda la comunione tra gli sposi ? Al sacrificio eucaristico,
dono totale, pane spezzato per la vita. Conclusione: l’Eucaristia
e la vita familiare cristiana fanno riferimento allo stesso mistero
di salvezza. “Ogni famiglia cristiana, è essenzialmente
eucaristica perché la famiglia è il punto di inserzione
tra il divino e l’umano” (Dionigi Tettamanzi, arcivescovo
di Milano). Educare oggi in famiglia alla Eucaristia, vuol dire
primariamente riscoprire e porre attenzione ai gesti, alle parole,
agli atteggiamenti, agli sguardi, ai segni del quotidiano vivere
familiare, per acquisire la sensibilità e l’occhio
allenato nel ritrovarli quando la si celebra. Certo questo non
esaurisce il mistero eucaristico, ma vi ci fa entrare con quella
serenità d’animo che mette a proprio agio esattamente
come quando qualcuno entra in un luogo già conosciuto.
Ovviamente se i gesti, i segni e le parole celebrate nell’
Eucaristia si dovessero discostare molto dall’esperienza
familiare, si correrebbe il rischio di non poter mettere in gioco
quel “sentire” umano necessario a far si che la famiglia
diventi il punto di intersezione con il divino. A questo si riferisce
il brano di Enzo Bianchi quando definisce l’Eucaristia come
invito, banchetto, danza, festa, vita da condividere con e per gli
altri, come ha fatto Gesù. Termini utilizzati per far scoprire
l’Eucaristia ai bambini ma che tanto servono anche agli adulti
per sentirsi coinvolti e divenire celebranti attivi dell’evento.
A cosa educare quindi in famiglia perché l’Eucaristia
diventi prolungamento e potenziamento della propria vita e non un
rito congelato da ripetere per devozione?
Le indicazioni:
Mc 14,22-25 Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la
benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete,
questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese
grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è
il mio sangue, il sangue dell`alleanza versato per molti. In verità
vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino
al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio». Per
sapere dove siamo
Le parole che accomunano l’esperienza
familiare e l’Eucaristia:
Accolti
Nella famiglia si cerca di “viversi come accolti”
: tra genitori e figli, nella coppia, con gli “altri” che
partecipano a vario titolo alla vita familiare. Si crea una atmosfera
di stima e ascolto che permette alle persone di sentirsi amate, e
sentendosi amate e stimate di porre con coraggio in atto nella
propria vita lo stile di accoglienza. Accoglienza quindi come
spiritualità attenta alle attese, ai desideri, alle
intuizioni, vincendo il formalismo e la banalizzazione. I gesti e le
parole di accoglienza all’inizio della celebrazione Eucaristica
sono i gesti e le azioni della grande famiglia cristiana, la chiesa,
radunata per sentirsi accolta dal Padre e per accogliersi
reciprocamente. Ognuno si sente effettivamente accolto come fratello,
come membro di una famiglia, come un uomo che ha la sua dignità
e merita perciò attenzione e rispetto. Ne nasce uno stile
evangelico che torna poi a riscriversi nei rapporti quotidiani.
Perdonati
Peccare
vuol dire soprattutto, in ambito familiare, rompere quella unità,
quel rapporto d'amore a cui siamo chiamati vicendevolmente.
Riconciliarsi significa recuperare l’altro e noi stessi alla
vera dignità. La riconciliazione sincera ci permette di
sperimentare che la persona è sempre più grande del suo
sbaglio. Quante volte la celebrazione dell’Eucaristia ci
propone questo stile di riconciliazione e di perdono? Basti pensare
al gesto del battersi il petto come segno di dispiacere per ciò
che è avvenuto, allo scambio della pace o di un abbraccio
fraterno, che sigilla la riconciliazione avvenuta. Ma ancor di più
nell’atto penitenziale si esprime la ricomposizione di un
legame spezzato. Se tale atto non ha valore sacramentale in senso
stretto, e non sostituisce dunque il sacramento della penitenza, ha
tuttavia una grande valenza spirituale e pedagogica: associa il senso
del peccato a una fiducia sconfinata nella misericordia del Padre. Se
la famiglia ha educato al perdono e alla riconciliazione, non sarà
difficile percepire l’inaudito venire incontro di Dio nella
Eucaristia, che ama e quindi perdona.
Ascoltati
Comunicare,
dialogare ascoltare, è essenzialmente rivelarsi e
riconoscersi, è entrare nel mistero dell’ altro e
lasciare che l’ altro entri nel nostro mistero. E’ lo
strumento di ogni relazione per conoscere le necessità e il
pensiero di chi siede dall’altra parte della tavola, la via più
economica ed autentica per farsi conoscere. Per chi si è
allenato in famiglia all’ascolto e al dialogo, non sarà
difficile entrare nel dialogo che si realizza tra Dio e l’uomo
durante la celebrazione eucaristica e riconoscerlo. Dio parla nelle
letture, nella Parola, nella Omelia, e la famiglia/comunità
presente ascolta. La famiglia comunità risponde attraverso le
acclamazioni (rendiamo grazie a Dio, lode a te o Cristo), le
affermazioni (Credo!) e le invocazioni (ascoltaci Signore) e Dio la
ascolta. A Dio che ha parlato rivelandosi, i fedeli rispondono. Non è
un monologo, è un vero, profondo dialogo. Un dialogo che si
compie nel rito ma che è chiamato ad esprimersi e prolungarsi
nella vita di tutti i giorni.
Meravigliati
Meravigliarsi
è ammettere il nostro limite , ma soprattutto riconoscere che
gli altri componenti della famiglia sono diversi e hanno sempre in sé
un seme di novità da poter cogliere e in questo saper
ringraziare per la loro esistenza, per la loro presenza accanto a
noi. Eucaristia significa rendimento di grazie, ringraziare con tutto
il cuore, con tutta l’anima, con tutto il proprio essere.
Educare alla meraviglia, allo stupirsi, al rimanere sbalorditi
davanti ai piccoli e grandi eventi che la vita familiare ci regala,
abilita al riconoscimento e al ringraziamento delle opere mirabili
che Dio compie in noi e intorno a noi e ci rende sensibili al suo
operato. Tanti sono i motivi per rendere grazie a Dio se li
sperimentiamo nella quotidianità, tanti sono i motivi per
ringraziare la vita se la ritroviamo nella celebrazione eucaristica.
Presenti
Ricordare significa possedere un patrimonio di comprensione e
condivisione che passa attraverso oggetti, fatti, persone, aneddoti
che sono a conoscenza di tutti . Una volta richiamati non devono
essere spiegati e contengono di per sé un valore simbolico.
Ogni cosa che crea legami (oggetto, fatto, evento, luogo etc) ha un
forte potere evocativo e lega il passato al presente e il presente al
futuro ricordando che non esiste un passato, ma soltanto una presenza
viva, un dialogo mai interrotto. Il far memoria in famiglia spalanca
la porta al memoriale eucaristico dove Il passato si attualizza per
lasciarci la nostalgia di Lui, e nell’oggi una “Presenza”
nascosta nel segno sacramentale. Una storia familiare costruita sui
ricordi affettivi ha la possibilità di creare legami oltre il
tempo e lo spazio abilitandoci alla comprensione del memoriale
eucaristico.
Servi
Lavare, stirare, accudire, preparare il pranzo, accompagnare
a scuola al mattino presto i figli... attendere per essere ascoltato,
sopportare le sfuriate della mamma che a volte non si capisce da dove
nascano….non sono atti dovuti, ma piccoli costanti servizi di
amore quotidiani. Nella famiglia lo stile di vita di servizio emerge
per simpatia, cioè per “conformità nel sentire”,
come dice originariamente il termine greco. E’ vivendo insieme
che si realizza questa conformità. (= convivialità
spirituale). A tavola si sperimenta fino in fondo questa comunione a
doppio senso: essere serviti e servire. Ciò che si mangia
insieme e ci nutre è dono e condivisione allo stresso tempo.
Il pane da mangiare è condiviso: spezzato perché tutti
ne abbiano. “La diaconia ecclesiale procede dunque
dall’eucaristia. E’ come se ogni comunicante potesse dire
al fratello: che cosa ci potrà separare se viviamo tutti del
pane spezzato che il Padre ci offre donandoci il suo Cristo? Nella
liturgia i segni parlano; il pane non è fatto solo per essere
mangiato: esige anche di essere condiviso. Quindi il dono ricevuto si
iscrive nella vita solo se spinge chi si comunica a farsi commensale
di ogni uomo”.
Viaggiatori
I
genitori altro non sono che la spiaggia da cui i figli con timore,
imparano ad allontanarsi, attratti da ciò che ancora non
vedono. Ogni giorno di più si avventurano in acqua, sempre più
lontano, a volte scomparendo all’ orizzonte. Rimane però
in loro la certezza che quella spiaggia sarà sempre un luogo
ove poter ritornare per riposarsi e da cui poter ripartire. Le
famiglie passano, nei loro modi e tempi, qualcosa della propria vita
alle nuove generazioni e se esse saranno poi capaci di dare quello
che hanno ricevuto vorrà dire che il mondo procede. Il congedo
a fine celebrazione eucaristica vissuta con queste consapevolezze,
non diventa un mesto e banale “la Messa è finita”,
ma invito a fare come Lui ha fatto, ritemprati dalla comunione, per
portare quello che abbiamo vissuto, nel nostro quotidiano: siamo
lanciati nel mondo, quasi buttati fuori, ma consapevoli di poter
tornare ogni volta che lo desideriamo, per far rifornimento e poi
ripartire.